Attività in ambienti di crescita sicuri e tutelanti
Il diritto alla protezione, la voce dei ragazzi e delle ragazze nella costruzione di ambienti di crescita sicuri e tutelanti.
La partecipazione attiva e consapevole dei ragazzi e delle ragazze è un aspetto fondante per Traiettorie Urbane.
Partecipare significa riconoscere l’importanza di dare voce a bambine, bambini, ragazze e ragazzi e coinvolgerli/e nelle decisioni che riguardano la loro vita e garantire che i loro bisogni e le loro prospettive siano presi in considerazione.
Una partecipazione effettiva ed etica può assumere molte forme, dal consultare ragazze e ragazzi nella progettazione delle attività, al garantire che abbiano accesso alle informazioni sul progetto in modo da poter scegliere se e in che modo partecipare alle attività al garantire in ogni azione spazio e opportunità per esprimere le proprie idee o riportare preoccupazioni.
Partecipare significa anche poter esprimere le proprie preoccupazioni, avere lo spazio e l’opportunità per raccontare quello che non va, poter dare la propria opinione su cosa è per loro tutelante e cosa non lo è.
Proprio in quest’ottica Traiettorie Urbane ha previsto tra le varie azioni una consultazione di ragazze e ragazzi all’interno del processo di costruzione della Child Safeguarding Policy di progetto.
Ma andiamo per ordine.
Che cos’è una Child Safeguarding Policy e perché Traiettorie Urbane ha deciso di dotarsi di tale strumento?
Il rischio di abusi, maltrattamenti e condotte inappropriate è presente in ogni contesto.
Lavorare per prevenire queste situazioni è essenziale, è un diritto per tutte le persone minorenni ed è un dovere per tutte le organizzazioni che lavorano in loro favore.
Con il termine anglosassone Child Safeguarding si intende proprio la responsabilità di un’organizzazione nel minimizzare il rischio di nuocere, anche involontariamente e di rispondere in maniera adeguata e tempestiva qualora emergano preoccupazioni o sospetti circa la sicurezza di un o una minorenne o il comportamento di una persona adulta.
Già nei primi anni 2000, sono stati definiti da allora un network di organizzazioni umanitarie Keeping Children Safe, i primi standard di Safeguarding, ovvero quei livelli minimi di azioni e procedure che ogni organizzazione dovrebbe metter in campo per garantire una efficace tutela ai bambini e bambine con le quali si entra in contatto. L’avvio di questa importante riflessione a livello internazionale è stato determinato dall’emersione di numerosi casi di abusi e violenze messi in atto da personale umanitario ai danni delle persone (in particolare donne e minorenni) alle quali erano destinati gli aiuti. Ad oggi questi standard minimi sono utilizzati come riferimento e guida a livello internazionale e richiesti come criteri minimi anche per poter accedere alla maggior parte dei fondi europei.
Una policy di Child Safeguarding è quindi per definizione: un insieme di prassi e procedure volte a prevenire e rispondere a potenziali situazioni di abuso e condotte inappropriate.
La policy è dunque sostanzialmente un insieme di regole e procedure?
Sì, ma non solo. La policy è in primo luogo un modo per raccontare un posizionamento dell’organizzazione riguardo la protezione dei e delle proprie beneficiarie, in particolare se minorenni, per esplicitare ruoli e responsabilità per condividere con tutto il personale e beneficiari/ie, informazioni e strumenti.
L’obiettivo non è identificare la potenziale mela marcia, ma lavorare per creare un ambiente sicuro e un clima organizzativo aperto e responsabile.
Le organizzazioni partner di Traiettorie urbane insieme alla Fondazione EOS, Edison Orizzonte Sociale, hanno scelto di intraprendere un percorso volto alla costruzione di una propria policy e hanno scelto di farlo partendo da una approfondita analisi e riflessione sul proprio ruolo, sui rischi connessi, sull’uso consapevole di quell’asimmetria di potere insita nella relazione educativa. Tutto questo lavoro è stato poi tradotto ed esplicitato nella policy e ad oggi messo in pratica in ogni azione progettuale
Ma a cosa serve coinvolgere direttamente i ragazzi e le ragazze in questo sistema di tutela? Perché non è sufficiente che tutto il personale sia consapevole e coinvolto?
Se è fondamentale che tutto lo staff impiegato a qualsiasi titolo sia consapevole del fenomeno dell’abuso, del comportamento che ci si attende e delle modalità per segnalare e gestire potenziali abusi o condotte inappropriate è, altresì importante, che anche chi beneficia direttamente e indirettamente delle nostre azioni progettuali (bambini, bambine, adolescenti, famiglie, il territorio e le istituzioni con le quali si collabora o all’interno delle quali si svolge il nostro intervento) siano consapevoli dell’impegno dell’organizzazione su questo fronte.
Questo per diversi motivi:
- Per contribuire allo sviluppo della consapevolezza dei loro diritti, in primis quello alla protezione.
- Perché è un loro diritto sapere cosa possono aspettarsi dal personale impiegato nel progetto e su come eventualmente segnalare una condotta inappropriata.
- Perché si sentano sempre sicuri/e e protetti/e nei progetti che li/e coinvolgono e per comunicare l’impegno di tutto il personale nel garantire questo diritto.
- Per metterli/e realmente in grado di segnalare ogni preoccupazione o disagio in un modo per loro
idoneo e sostenibile.
Per individuare con loro e dal loro punto di vista i fattori di rischio di progetti o servizi che li/e coinvolgono e le possibili modalità di gestione dei rischi.
I focus-group sono stati realizzati in un ambiente informale e riservato, con la presenza di una persona come moderatrice e di una persona come assistente per la registrazione dell’audio
. Sono state poste una serie di domande aperte, tra cui:
- Quanto ti senti sicuro/a nella tua vita quotidiana?
- Quando hai paura, cosa ti fa sentire al sicuro/a?
- Cosa è importante per te per stare bene con i tuoi coetanei e le tue coetanee?
- Cosa è importante per te per stare bene con le persone adulte?
- Cosa consiglieresti ad un tuo amico o una tua amica in difficoltà con una persona adulta?
I focus group hanno permesso di esplorare con ragazze e ragazzi le caratteristiche che nella loro esperienza, rendono un ambiente o una relazione sicura e così come quelle che generano malessere, insicurezza o disagio e di identificare possibili sfide e soluzioni per garantire un ambiente sicuro e protetto per i e le giovani.
I partecipanti e le partecipanti hanno portato diverse opinioni e rappresentazioni: la maggior parte si è dichiarata “abbastanza sicura” nella propria vita quotidiana, in particolare quando ha la possibilità di relazionarsi con amici e familiari “fidati”, ha una buona conoscenza dell’ambiente circostante e sa a chiedere aiuto in caso di necessità.
Maggiore insicurezza emerge, di contro quando si trovano in luoghi sconosciuti o quando hanno a che fare con persone che non conoscono bene o non hanno sufficienti informazioni per comprendere l’ambiente che li circonda, incluso chiaramente quello on line.
Per quanto riguarda le relazioni sociali, ragazzi e ragazze hanno sottolineato l’importanza di sentirsi accettati/e e rispettati/e dai propri coetanei e coetanee, nel raccontare il proprio malessere è emerso il tema del body shaming, il bullismo e cyberbullismo, hate speach e la necessità di poter esprimere liberamente le proprie opinioni senza paura di essere giudicati/e.
Rispetto alle relazioni con le persone adulte, i ragazzi e le ragazze hanno sottolineato l’importanza di avere persone adulte affidabili e disponibili, in grado di ascoltare e comprendere i loro problemi, le loro proposte e di agire in modo coerente e rispettoso della loro opinione anche quando agiscono con l’intento di proteggerli/e. Spesso infatti ragazzi e ragazze non chiedono aiuto, in caso di difficoltà, alle persone adulte, perché hanno paura delle loro reazioni, del giudizio e del fatto che un loro intervento possa essere inefficace se non addirittura controproducente. Infine, quando sono stati chiesti consigli per aiutare un amico o un’amica in difficoltà, i e le partecipanti hanno sottolineato l’importanza di ascoltare e supportare il proprio amico o la propria amica, di cercare aiuto da persone adulte fidate e di non sottovalutare mai la situazione.
Questa prima consultazione ci rimanda con forza all’importanza per tutte le persone che lavorano con l’infanzia e l’adolescenza di saper utilizzare in modo coerente e responsabile la posizione di fiducia e autorevolezza che deriva dal proprio ruolo, per garantire ambienti di crescita sicuri e sempre rispettosi e per essere un vero punto di riferimento in caso di difficoltà.
Per garantire questo ultimo punto, come abbiamo detto, è necessario un approccio di sistema che preveda procedure coerenti per selezionare formare e supervisionare lo staff, strumenti per garantire che le informazioni circa il comportamento da attendersi, le responsabilità e i ruoli siano chiare e diffuse e che in ultimo tutto il personale sappia come contribuire nel rendere sicuro e tutelante qualsiasi contesto. Inclusi i ragazzi e le ragazze, anzi a partire da loro.
Dando la priorità a questi elementi, il progetto garantisce che ragazzi e ragazze siano protetti/e dai pericoli e abbiano voce in capitolo nel plasmare il proprio futuro.